La vicenda riguarda fatti che vanno dal 2012 al 2016, quando le società Intermarket Diamond Business di Milano (IDB, fallita il 10.01.2019) e la Diamond Private Investment di Roma (DPI) avevano iniziato un’attività di vendita di diamanti attraverso alcune banche, proponendoli ai risparmiatori come forma di investimento sicuro da speculazioni e oscillazioni di mercato. Secondo la procura di Milano che ha fatto partire l’inchiesta, però, il prezzo delle pietre sarebbe stato gonfiato proprio con la complicità degli istituti di credito, che agivano da intermediari e che promuovevano quegli stessi investimenti ai loro correntisti. Difatti, secondo gli accordi intercorsi, le banche formalmente avrebbero dovuto mettere a disposizione dei clienti il materiale pubblicitario delle due società (IDB e DPI) nelle loro filiali, ma in realtà i direttori e i consulenti finanziari proponevano di fatto ai clienti gli investimenti presentandoli in modo «parziale, ingannevole e fuorviante».
L’investimento in diamanti veniva fortemente caldeggiato con la garanzia di un rendimento costante annuo del 3-4% del capitale, molto più alto e conveniente di un qualsiasi altro titolo di Stato. E a dimostrazione di ciò, venivano presentate le quotazioni di mercato stampate su un giornale economico, che però non erano che un listino prezzi (gonfiato rispetto ai valori reali) pubblicato a pagamento sulle pagine dei titoli di Borsa. Dunque, secondo le ricostruzioni della procura, le quotazioni erano direttamente “costruite” a tavolino da chi pagava la pubblicazione sul giornale economico per invogliare, in tal maniera, il correntista che si lasciava così facilmente invogliare ad investire in tali beni. Ma il valore reale dei diamanti, a parità di carato, brillantezza e purezza, alla fine era equivalente soltanto al 30-50 per cento del prezzo pagato dal cliente, a cui andavano poi aggiunte le commissioni per la banca, le coperture assicurative, i costi per la certificazione etica e gemmologica e una percentuale per la rivendita.
Per gli oltre 22mila risparmiatori coinvolti in tale scandalo sono finalmente cominciate le prime azioni giudiziarie nei confronti delle dalle 5 banche coinvolte e cioè Banco Bpm, Banca Aletti, UniCredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti.
Lo Studio Legale Monetti & Associati (www.monettieassociati.it), da sempre paladino dei diritti dei risparmiatori ,ha intrapreso le prime iniziative stragiudiziali e conciliative avverso gli istituti di credito coinvolti per le gravi inadempienze innanzi citate.
I risparmiatori truffati che intendono usufruire della specifica competenza del nostro team di avvocati possono richiederci una consulenza preventiva e gratuita .
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Avv. Maria Carmela Amoriello Lamberti